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La pesca eccessiva: una minaccia per gli oceani

La pesca eccessiva: una minaccia per gli oceani

Sintesi tratta da un articolo del National Geographic. Scopri di più nel link alla fine.

La pesca eccessiva ha devastato gli ecosistemi marini, squilibrando la biodiversità e compromettendo le catene alimentari oceaniche. Questo fenomeno, iniziato già nel XIX secolo, si è intensificato con lo sviluppo della pesca industriale nel XX secolo, quando politiche favorevoli e sussidi hanno incentivato flotte commerciali a operare su scala globale. Nel 1989 si è raggiunto il picco di pescato con 90 milioni di tonnellate, seguito da un crollo delle popolazioni ittiche.

Le conseguenze sugli ecosistemi

  • Biodiversità a rischio: La pesca intensiva di grandi pesci ha spinto le flotte a pescare più in profondità e lungo la catena alimentare, destabilizzando l’equilibrio degli oceani.
  • Barriere coralline vulnerabili: La riduzione dei pesci erbivori ha indebolito i coralli, rendendoli più esposti ai cambiamenti climatici.
  • Impatto su altre specie: Metodi aggressivi come la pesca a strascico danneggiano gravemente tartarughe, delfini e altre specie marine.

Sforzi per un futuro sostenibile

  • Gestione rigorosa: Migliorare le normative e adottare limiti di pesca sono misure essenziali. L’acquacoltura offre un’alternativa per ridurre la pressione sugli oceani.
  • Accordo storico: Nel 2022, l’Organizzazione Mondiale del Commercio ha raggiunto un’intesa per limitare le sovvenzioni alla pesca non sostenibile, segnando un passo cruciale verso la sostenibilità.

Nonostante i progressi, un terzo degli stock ittici globali è ancora sovrasfruttato, con sfide significative in regioni come il Mediterraneo e il Mar Nero. La collaborazione internazionale rimane essenziale per proteggere gli oceani e le risorse future.

👉 Per approfondire, leggi l’articolo completo su National Geographic.

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